Viaggio nella memoria: il Crotonese nell'età fascista.



 Quello del Fascismo fu un periodo di scontri e fermenti anche per il Marchesato Crotonese. Francesco Spezzano ricorda come  "nel 1920, fra settembre e novembre, si svolsero anche nel Crotonese le Elezioni comunali. Nell’allora provincia di Catanzaro, i Socialisti vinsero in 36 Comuni, ma in alcuni di questi, presto, arrivarono intimazioni dei Fascisti che, come ha scritto Francesco Spezzano, tentavano di sciogliere le Amministrazioni democratiche “con lo specioso motivo della salvaguardia dell’ordine pubblico e a costringere tutti o parte degli Amministratori a dimettersi”. Fu questo il caso di Casabona, Pallagorio, a San Giovanni in Fiore. “Il 25 novembre del 1921, i deputati socialisti Mancini e Mastracchi denunciarono al Ministero degli Interni le manovre della Fu questo il caso di Casabona, Pallagorio, a San Giovanni in Fiore.  “Il 25 novembre del 1921 - scrive Giovanni Ierardi - i deputati socialisti Mancini e Mastracchi denunciarono al Ministero degli Interni le manovre della Prefettura di Catanzaro tendenti a far dimettere alcuni Amministratori non graditi o allo scioglimento dell’Amministrazione e l’ostruzionismo contro le delibere del Comune di Petilia e deplorarono il fatto che un funzionario precedentemente ed espressamente inviato, approvò una manifestazione inscenata dai Fascisti e non solo non impedì che la manifestazione avesse luogo, ma la scortò fino al Municipio, unitamente al comandante della Stazione dei Carabinieri egli, tutore della legge, che avrebbe dovuto garantire il funzionamento e la libertà del Municipio, consegnando le chiavi del Comune”.  La Città pitagorica fu lungamente baluardo di quella sinistra che, dopo i periodi bui del Fascismo, partecipò alla ricostruzione della democrazia, con la popolazione non più sottomessa agli storici potentati ed alle antiche baronie. In contro tendenza con altri territori della Calabria, nella Città di Crotone il Referendum fra Repubblica e Monarchia fu vinto dalla prima con 6175 voti contro 5323 ed alle prime elezioni libere per il Consiglio comunale del 1946 la Lista unitaria dei Comunisti e Socialisti fu la più votata eleggendo 21 Consiglieri (11 Comunisti e 10 Socialisti) pari ai due terzi della civica Assise. La seconda lista per numero di voti con 4 Consiglieri eletti fu quella dei Repubblicani e Combattenti, mentre la lista democristiana, per la quale invano si impegnò il vescovo mons. Anton Giulio Galati, si fermò al terzo posto. La stessa Dc alle prime Elezioni per il Parlamento, sempre a Crotone, ottenne appena 626 voti. Pci e Psi, almeno sino al 1964, amministrarono insieme la città. Al tempo della Guerra, aggiunge Fausto Cozzetto “i forti aumenti del prezzo dei generi alimentari di prima necessità, indotti soprattutto dal rincaro del 50% delle carni bovine procurarono esasperazione nel ceto operaio crotonese, mentre reduci e disoccupati chiedono invano che i lavori pubblici, progettati dall’Amministrazione Messinetti, venissero finanziati. La mattina del 30 settembre 1946 gli operai degli stabilimenti crotonesi, alla fine del primo turno, si avviarono in corteo verso il Centro. Lungo il percorso, un numero rilevante di altri manifestanti si aggrega alla manifestazione, tra cui molte donne. Poi il corteo si divise in gruppi i quali si recano nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro dei più grossi proprietari latifondisti. Gli agrari vengono prelevati e portati in corteo al Palazzo comunale, dove vengono costretti ad intervenire ad una riunione con le autorità municipali, a cui in passato si erano rifiutati di partecipare, per discutere le modalità di fornitura di carne ed altre derrate alla Città, nonché la richiesta che i proprietari investano parte dei loro guadagni nella costruzione di case popolari. La riunione dura sei ore, mentre la folla dei manifestanti staziona nella piazza sottostante. Nel frattempo affluiscono rinforzi di Pubblica Sicurezza e davanti il palazzo fanno il loro ingresso in assetto di guerra. Ci sono i primi feriti da colpi di arma da fuoco, poi la Città vive per alcuni giorni in stato di assedio. Vengono arrestati dirigenti sindacali di sinistra e tra di essi tre donne”.
Francesco Rizza 

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