Roccabernarda settecentesca nel saggio di Raffaele ed Antonio Calzone.

Una certa storiografia ha sempre descritto il Mezzogiorno italiano ed il Regno borbonico come arretrato e reazionario.  Per molti versi fu veramente così, basta pensare a Carlo V che con un editto del 11 novembre 1539  espulse dal Regno partenopeo quegli Ebrei che  arrivati in epoca pre cristiana erano tollerati nello Stato pontificio e nel Sud italiano vissero uno dei propri momenti più floridi sotto Federico II di Svevia. Indaga un aspetto di questa storia "Roccabernarda a metà del Settecento" corposo saggio di Raffaele ed Antonio Calzone, padre e figlio, recentemente stampato  dalla tipografia cittadina "Ideaprint". Relativamente a Roccabernarda,  il saggio che è un approfondimento della tesi di laurea in Lettere moderne presso l' Università di Bologna, dedicato alle riforme  settecentesche di Carlo III che riuscì a portare nel Sud italiano una forte ventata di illuminismo. Grazie al contributo di intellettuali come Pietro Giannone, Giambattista Vico, Gaetano Filangieri, Antonio Broggia e Antonio Genovesi, questo monarca spagnolo che amò a tal punto Napoli da imparare il Napoetano per poter parlare direttamente col popolo riuscì a fare della Città partenopea una delle maggiori Capitali europee. Fu lui, per esempio ad inaugurare gli scavi archeologici di Ercolano, Pompei e Stagia ed a costruire in un  breve periodo il  Real Teatro di San Carlo. Una delle maggiori riforme di Carlo III fu certamente l'istituzione del Catasto onciario che, fra le proprie conseguenze benefiche, ebbero il superamento di parte di quelle occupazioni terriere da parte dei potenti che, iniziati nel Regno partenopeo nell'evo normanno terminò solo in seguito dell'eccidio di Fragalà del 29 settembre 1949. Pure a Roccabernarda, che ha nell'agricoltura una vocazione connotativa anche ai nostri giorni,  la nascita del Catasto non fu affatto facile. Antonio e Raffaele Calzone, infatti,  evidenziano nel proprio saggio come nel 1767, 23 anni dopo la stesura del Catasto cittadino fu l'università cittadina a chiedere alla Regia Camera della Sommaria di poter realizzare un nuovo documento perché quello del 1744 conteneva truffe, imbrogli e dichiarazioni mendaci. Attraverso le 570 pagine del saggio e lo studio di numerosi documenti, i due Ricercatori sono riusciti a ricostruire le biografie di numerosi personaggi e di monumenti,  alcuni dei quali, purtroppo non tutti si sono conservati fino ad i nostri giorni. Capita così che grazie allo studio di Antonio e Raffaele Calzone,  un importante tassello di storia rocchisana è stata restituita alla popolazione cittadina ma anche agli studiosi del circondario. 

Francesco Rizza 

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