Un Corso gratuito di lingua ed alfabetizzazione culturale per i migranti residenti a Petilia Policastro: è questo il progetto che le sezioni cittadine della Protezione Civile dell'Arci e della Associazione Nazionale dei Partigiani Italiani sono pronte ad avviare nella Cittadina dell'Alto Marchesato Crononese. Oltre a fornire ai migranti presenti nel territorio una migliore conoscenza della lingua e della società italiana, le motivazioni del corso sono quelle di far uscire dal sommerso i numerosi migranti presenti nel territorio cittadino, guardando ai loro problemi quotidiani. Sede delle attività nella sede della Prociv Arci del presidente Titta Carvelli in via Risorgimento, presso il palazzo che ha lungamente ospitato la comunità delle Suore Francecane Missionarie di Gesù Bambino. Da tempo disabitato e di proprietà dell'Arcidiocesi, da qualche anno lo stesso palazzo è stato messo a disposizione di alcune associazioni cittadine. Non è escluso che, se si dovesse registrarsi la disponibilità di altri volontari, si penserà anche ad attività di accompagnamento scolastico per gli alunni delle scuole primarie e superiori di primo grado.
L'avvio del progetto è nato dalla considerazione che da più lustri Petilia è diventata una realtà multietnica, sono numerose le badanti provenienti dall'Est europeo che si prendono cura degli anziani ed altrettanti gli operai impegnati saltuariamente nell'agricoltura ed in alcune segherie ubicate nella frazione di Foresta. Nei primi anni del 2000 un'analoga iniziativa era stata avviata dall'Associazione "Ero Forestiero" e dalla Parrocchia di Santa Maria Maggiore guidata da don Giuseppe Marra. Da allora, molte cose sono peggiorate. Pure le attività del Centro di accoglienza di Foresta sono ridotte al lumicino. "La nostra impressione - spiegano i volontari che hanno ideato l'iniziativa - è che i migranti residenti a Petilia vivano nell' indifferenza del resto della popolazione. Certamente sono pochi i momenti di aggregazione per queste persone che il più delle volte sono abbandonate a sé stesse ed emarginate. Da parte nostra - aggiungono i volontari dell'Anpi e della Prociv Arci - non ce la sentiamo di rimandare indifferenti. A nostro parere, anche per la cultura cristiana che impermea la nostra società, riteniamo che la strada da percorrere dinnanzi a questa realtà sia quella dell'accoglienza e dell'integrazione, anche per prevenire possibili anomali da parte di queste persone che, per fortuna, ancora, non abbiamo registrato. D'altra parte la solidarietà e l'attenzione verso i più belli sono alcuni dei valori in cui crediamo, come cittadini prima che come volontari".
Francesco Rizza
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