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"Giorno sii buono" ultima silloge di Toto Carnuccio.



Fresco di stampa presso le "Edizioni la Gru" è in distribuzione "Giorno,  sii buono" per il momento ultima fatica letteraria di Toto Carnuccio: docente in pensione e, prima ancora, poeta. Ad una prima lettura,  la raccolta di poesie sembra una lettera d'amore nei confronti della moglie da anni in lotta con una logorante malattia che le ha  logorato la memoria.  Come, però spesso succede, anche nelle poesie di Carnuccio al significato letterario dei versi si somma un viaggio metastorico della sua vita in cui il poeta si racconta,  raccontando il suo amore ed inserendo nei propri  versi tutta una serie di valoriità che ne hanno caratterizzato, fino ad ora, la vicenda umana. A prefare la silloge Franco Federico,  altro docente in pensione,  scrittore e saggista che con Toto condivide da sempre esperienze,  sogni, delusioni e speranze per una società che non è come verrebbero sulla quale, quotidianamente, si confrontano con altri amici in una chat. La poetica di Carnuccio che ho gustato in questa silloge, è una poetica asciutta fatta di poesie brevi e versi ben costruiti che riescono a parlare al cuore del lettore; anche grazie ad una indiscussa padronanza della scrittura e delle figure retoriche  che, nelle mani di Totò prendono forma e costanza consentendogli di esprimere il proprio messaggio.

 "Come vecchio viandante, sospeso dalla bufera, cerco riparo nelle tue prigioni" è probabilmente uno dei messaggi più forti che il poeta rivolge alla consorte. Quasi una preghiera laica mi pare, invece, la poesia che da il titolo alla silloge.  "Giorno,  che ogni volta ci porti la pena,  sii buono  - questa la quasi implorazione del poeta -  alle nostre pene non rivolgerne altre. Ne avanzano già dalla notte". Come osserva Franco Federico   "il contrassegno distintivo della raccolta è la congiunzione tra il dolore e la memoria, la quale con ricordi ora  legati a singoli eventi, ora a forti sensazioni funge da filo conduttore del tessuto delle liriche in cui si colgono tante riflessioni sull’esistenza, la fede, il concetto stesso di amore e condivisione. L’avvicendarsi delle stagioni, come del giorno e della notte, la natura che si rinnova, la vita che si agita oltre la soglia di casa, si scontrano con il silenzio e l’immobilità di un impossibile futuro,  sempre uguale al presente. Una stasi interrotta dalle grida dell'amata, vittima del male che la costringe a vivere in un mondo carico di inimmaginabile sofferenza e popolato di fantasmi, che il poeta non può in alcun modo allontanare o contrastare". Nella consapevolezza che ogni poeta non scrive mai solo per sé stesso o di sé stesso,  sarò ben felice di partecipare alla presentazione della silloge a Petilia Policastro, una cittadina della nostra Calabria che ha tanto bisogno di poeti e di presentarla in una manifestazione in compagnia di una scolaresca. Mai come oggi,  i giovani hanno bisogno di testimoni e di poeti. Ovviamente,  non tocca a questi salvare il mondo, ma almeno , quando non hanno più voglia di parlare alle piazze,  una cosa possono sempre farla: lanciare in mare il proprio messaggio in una bottiglia.  Nella speranza che ci sia qualcun un altro a trovarlo, leggerlo, gustarlo.
Francesco Rizza 

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