Attesa, a Petilia Policastro, per la risposta scritta ai parlamentari Ascari e Caramello che nei primi giorni dello scorso mese di agosto hanno interrogato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ed i Ministri dell'Interno e della Giustizia relativamente ai festosi funerali di Rosario Curcio, uomo di mafia fra i responsabili dell'efferato omicidio della collaboratrice di giustizia Lea Garofalo uccisa a Monza nel 2009. "Costa all'interrogante - si legge nella stessa interrogazione - che il rientro del feretro sia stato accompagnato da diverse manifestazioni di affetto (palloncini, fiori, striscioni, applausi, messaggi di solidarietà), fra cui il manifesto funebre dell'Amministrazione di Petilia Policastro "il Sindaco avvocato Simone Saporito e l'Amministrazione Comunale partecipano al dolore che ha colpito la famiglia Curcio per la perdita del caro Congiunto". Sembrerebbe che il Sindaco Simone Saporito - si aggiungeva - ne abbia anche giustificato l'iniziativa". I due Parlamentari ricordavano nella propria interrogazione come "è prassi che nel caso di decesso di esponenti della criminalità organizzazione sia vietata la celebrazione di funerali in chiesa in forma pubblica, consentendo la partecipazione al Rito funebre ai soli più stretti congiunti direttamente presso la cappella del cimitero in cui avviene la sepoltura inconsueto, in genere all'alba". Stando così le cose i due interrogati oltre a domandarsi se il Presidente del Consiglio ed i Ministri fossero a conoscenza di tali fatti e "se e quali iniziative per quanto di propria competenza, intendano adottare per accertare le eventuali responsabilità delle Istituzioni proposte in ordine alla celebrazione in forma pubblica pubblica del funerale di Curcio e se intendano adottare iniziative, anche di carattere normativo, volte a scongiurare il rischio che si ripetano tali fatti".
Se fonti della Prefettura hanno pubblicamente ammesso che insieme alla Questura lo stesso Ente non era a conoscenza della data degli stessi funerali, mentre si registra sul caso il silenzio della famiglia di Lea Garofalo, è l'inquietudine il sentimento prevalente in ampie percentuali della popolazione cittadina. Possibile, ci si domanda, che lo Stato non abbia sentito la necessità di intervenire neppure con la risposta ad una interrogazione su fatti talmente gravi da aver avuto risonanza su giornali giornali nazionali e la presa di posizione di esponenti politici regionali e nazionali e della società civile come il presidente della Regione Occhiuto, della sottosegretaria Wanda Ferro e del fratello di Paolo Borsellino? L'unica speranza è che la mancata risposta all'interrogazione da parte del Governo sia collegata all'estate non ancora finita. Con le temperature ancora alte di queste settimane, con un ottobre che sembra luglio, in fondo non ci sarebbe da stupirsi.
Francesco Rizza
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