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"La politica non è un algoritmo". La minoranza "Insieme per Petilia" e l'Anpi provinciale bocciano i manifesti di solidarietà del Municipio petilino.



 In vero, c'è ancora chi tenta di giustificare con qualche commento nella pagina social "Città di Petelia Policastro" il manifesto di solidarietà dell'Amministrazione comunale di Petilia Policastro per la morte di Rosario Curcio, ma ormai "la frittata è fatta". La triste vicenda policastrese è diventata di rilevanza nazionale tanto da essere commentata nella propria pagina da Roberto Saviano che osserva come "non tutte le morti hanno lo stesso valore. La pietà dinanzi alla morte è un atto nobile ma che deve riguardare le sfere private. Quello di Petilia Policastro non è stato un conforto personale, bensì un atto politico, pubblico. Un atto gravissimo di complicità e sostegno alla famiglia mafiosa che suggerisce una certa sudditanza del Comune rispetto alle “famiglie”.  La famiglia Curcio di Petilia Policastro ha anche un altro importante esponente criminale Rosario “ Pilurussu” Curcio omonimo e leader del locale di ndrangheta che insiste sul territorio". Mentre i manifesti di solidarietà alla famiglia Curcio sono ancora affissi nelle strade cittadine, si registra la presa di posizione dai quattro consiglieri di minoranza Giovanbattista Scordamaglia, Carmine Mangano, Antonella Ierardi e Marinella Cistaro. 
"Mai - scrive la minoranza di " Insieme per Petilia" -  avremmo voluto vivere tale situazione, vedere ancora una volta sbattuta in prima pagina su tutte le testate regionali e nazionali, il nome della nostra bella Petilia, ancora per fatti di cronaca, ancora per avvenimenti non di certo lusinghieri. La cosa che più fa rabbia, è che questa volta non è per colpa di eventi dettati da quella merda (come ha giustamente definito lei) di criminilatà organizzata; no, questa volta portiamo il peso della vergogna a causa di colui che più di tutti dovrebbe portare onore e buona nomea per la nostra cara città. Questa volta il giovane, il portatore di un nuovo corso, eletto poco meno di due anni fa, in così poco tempo, affidandosi agli "automatismi", piuttosto che alla tanto decantata, quanto nella realtà dei fatti nulla, competenza, ci ha rigettato nell'ombra della vergogna. Non si amministra con algoritmi, i cittadini di Petilia non possono essere in balia di automatismi, la gente onesta, i Petilini tutti non possono portare il peso del fango che lei e tutta la sua amministrazione avete gettato sulla nostra città. I cittadini di Petilia non sono numeri, sono persone, uomini e donne che non meritano manifesti buttati lì, senza reale e viva partecipazione, non meritano di essere il risultato di puri automatismi. Neppure le sue dimissioni - conclude il messaggio social - che al parere di noi tutti appaiono atto dovuto, possono cancellare o oscurare. Ma è inutile chiedere ciò che in realtà non farà, sarebbe fiato perso. Ma una cosa sentiamo di dover chiedere o addirittura pretendere, che lei continui ad amministrare con una maschera, una maschera che ogni giorno ricordi a lei, a chi amministra con lei e al popolo di Petilia tutto, ciò che è accaduto. Una maschera che la accompagnerà per il resto della sua carriera politica, in modo che possa portare lei il peso di tale vergogna". 
Fra le altre prese di posizione, si segnala pure quella del coordinamento provinciale dell'Anpi guidato da Giusy Acri che negli scorsi mesi ha istituito una sezione a Petilia Policastro che ritengono  "la figura del Sindaco e di tutta la Giunta inermi e prive di alcuna autorevolezza istituzionale.  Tutto  sarebbe accaduto in virtù di un "automatismo". E quand'anche fosse, è anche in virtù di questi "automatismi", là dove non venissero scardinati,  che si consolidano malcostume  e cultura mafiosa; in barba ad iniziative di "legalità" rivendicate. Questa nostra Repubblica nata sulle ceneri del fascismo sconfitto assieme al nazismo nella Seconda Guerra Mondiale,  grazie al sacrificio di tanti giovani,  donne,  civili e militari ed in Italia grazie alle scelte di chi decise di opporsi al regime in qualità di antifascista e partigiano - conclude il messaggio dell'Anpi -  ha bisogno di radicarsi ancora e sempre sui valori della legalità e della lotta alla mafia,  che con il suo agire invece ne indebolisce il valore politico democratico ed il senso di stato di diritto. Indicazioni queste custodite e sancite dalla nostra Carta Costituzionale,  che bilancia diritti e doveri e garantisce equità, contro sopraffazione e legge del più forte, elementi fondanti agire e consuetudini di stampo mafioso". 
Francesco Rizza 

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