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Al via, a San Giovanni in Fiore, il decimo congresso di studi gioachimiti.

Al via il decimo congresso del Centro internazionale di studi gioachimiti. Lo storico appuntamento di quest'anno sisvolgerà dal 19 al 21 settembre presso l'abbazia florense ed approfondirà una questione centrale per la conoscenza di Gioacchino da Fiore. Pensatore fra i più originali di tutto l’Occidente, l’abate calabrese si caratterizza per lo sforzo di trovare una chiave che permetta di comprendere e chiarire il senso e la direzione della storia, intesa come “luogo” del progressivo manifestarsi del disegno divino. " Lo sguardo dell’abate calabrese - si evidenzia in un comunicato stampa- si distende dal passato al futuro. Prima e dopo essere celebrato da Dante come “di spirito profetico dotato”, molti lo hanno considerato profeta, consultato e ascoltato come tale già da papi e sovrani del suo tempo. In verità, secondo la testimonianza di un contemporaneo che lo conobbe personalmente, l’abate Gioacchino rivendicava piuttosto lo “spirito di intelligenza”, inteso come capacità di comprendere a fondo la Scrittura e decifrarne i misteri. In essa riteneva di trovare la spiegazione dei conflitti presenti e le ragioni per confidare in un futuro migliore. I racconti biblici sono intesi da Gioacchino come precisa e puntuale prefigurazione di quanto è avvenuto e ancora deve avvenire nel corso del tempo. 
Letta alla luce della Bibbia e nel suo specchio anticipatore, la storia realizza ed invera il significato più profondo di quei racconti". In un altro passaggio del comunicato stampa si ricorda come "Gioacchino da Fiore è l’ultimo campione di una teologia che vive e si alimenta attraverso il confronto personale e diretto con le Scritture, lette in chiave simbolica e attraverso il ricorso a procedimenti esegetici complicati e molteplici. L’abate è sul crinale tra due mondi: il suo è il mondo delle abbazie, dei monaci e della teologia simbolica; ma già avanza e preme il mondo delle scuole, dei nuovi Ordini religiosi e delle Summe, opere organizzate secondo il nuovo metodo “scientifico” e i cui contenuti sono tematicamente imposti dal confronto con le opere aristoteliche". I precedenti Congressi sono stati dedicati alla sua figura, all’impresa monastica, alle opere autentiche e pseudoepigrafiche e al lascito profetico e apocalittico, imperniato sull’attesa del tempo dello Spirito e variamente ravvivato fino all’Età contemporanea. Il Decimo Congresso, il cui programma e la cui organizzazione scientifica si devono a Marco Rainini e Dominique Poirel, affronta in prospettiva storica e filologica, teologica ed esegetica le questioni fondamentali relative a Gioacchino interprete del “grande codice” biblico, da cui tutta la sua visione trae ispirazione e vigore. Di quale versione della Bibbia disponeva? Quali i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento cui rivolse maggiore attenzione? Quale il suo metodo interpretativo, quali le predilezioni e gli accenti originali rispetto a scuole e orientamenti precedenti e contemporanei? Questioni di cui tratteranno una ventina di studiosi notoriamente qualificati nel vasto e fiorente campo degli studi internazionali sulla Bibbia nel Medioevo.
Francesco Rizza

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